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In piazza della Repubblica, alla fine di quello che un tempo era il Viale dei Leoni dove avveniva il passeggio pubblico cittadino, si erge il Monumento a Vincenzo Giudice, medaglia d'oro al valor militare alla memoria, rivisitato nel 2014 in occasione del 70esimo anniversario della morte del valoroso militare ebolitano, fucilato da una rappresaglia nazista insieme ad altri innocenti civili, per la cui salvezza il Maresciallo Giudice aveva offerto in sacrificio la propria vita.

Il nuovo monumento è caratterizzato da linee dritte, quindi nette, in contrasto con le curve della piazza, al fine di evidenziare il senso di cinismo e crudeltà nei confronti di persone innocenti ed indifese. Un quadrato è scavato nel pavimento, un altro emerge come un monolite, nero come una lapide funeraria, a sostegno del busto bronzeo del Maresciallo Maggiore Vincenzo Giudice, opera del M° Pasquale Ciao e realizzato nel 60esimo anniversario della sua morte.

 

Il Maresciallo Maggiore della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice, nato a Eboli il 24 marzo 1891, è stato definito il Salvo D'Acquisto delle "Fiamme Gialle". Di famiglia illustre e nipote del giurista ed uomo politico Antonio Giudice, Senatore del Regno, fu educato con un forte senso civico. Arruolato nella Guardia di Finanza il 22 ottobre 1911 fu promosso Sottobrigadiere il 3 maggio 1915. Con il XVI Btg. della Guardia di Finanza, partecipò alla prima guerra mondiale in Albania, e fu decorato della croce al merito di guerra. Nel 1920 fu promosso Maresciallo Ordinario e nel 1928 Maresciallo Maggiore. Per abili operazioni di polizia fu più volte premiato. Durante la seconda guerra mondiale, mentre era comandante della Brigata a Marina di Massa, un reparto di S.S. si preparava a compiere un'azione di rappresaglia contro i civili a Bergiola Foscalina di Carrara, a seguito della morte di un soldato tedesco. Tra gli ostaggi, più di settanta, c'era anche la moglie con i due figli. Il Maresciallo Giudice non esitò ad affrontare il comandante delle S.S. per persuaderlo dalla follia omicida, e quando si rese conto che cercavano il responsabile dell'attentato offrì la propria vita in cambio di tanti innocenti. Il comandante tedesco rifiutò obiettandogli che egli era un militare. Allora Giudice, si strappò di dosso la giubba gridando: "Non sono più un militare, uccidetemi!" Era il suo supremo gesto per salvare tante persone inermi. Ma in quel pomeriggio del 16 settembre 1944 i soldati tedeschi uccisero prima il Maresciallo e poi tutti gli altri. Morirono anche la moglie Margherita Gambaccini ed i figli Annamaria e Marcello. Per questo atto di eroismo il 1° luglio 1957 gli è stata concessa la medaglia d'oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione:

Sottufficiale della Guardia di Finanza, avvertito che la rappresaglia tedesca si apprestava
a mietere vittime innocenti fra la popolazione civile, si presentava al Comandante della
formazione delle S.S. operante, offrendo la propria vita pur che fossero salvi gli ostaggi tra i
quali la moglie e i figli. Di fronte all'obiezione essere egli un militare, si liberava
prontamente della giubba ed offriva il petto alla vendetta nemica.
Crivellato di colpi, precedeva i civili sull'altare del martirio

A Vincenzo Giudice sono intitolate le storiche scuole in Piazza della Repubblica, di fronte alle quali si erge il Monumento del valoroso militare ebolitano, e la locale Caserma della Guardia di Finanza.

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